Ci sono quattrocentomila stagisti ogni anno in Italia. Forse addirittura mezzo milione – il numero cresce anno dopo anno con percentuali a due cifre. Vanno in stage in multinazionali e microimprese, ditte private ed enti pubblici. Spesso a titolo gratuito, senza percepire nemmeno un rimborso spese, sperando che lo stage sia una porta d’ingresso per entrare mondo del lavoro. Speranza troppo spesso frustrata, considerando che oggi come oggi meno di un tirocinio su dieci si trasforma in un contratto.
L’Italia non è più una Repubblica fondata sul lavoro, come dice la Costituzione. Ormai è fondata sullo stage, diventato un passaggio obbligato per giovani e meno giovani in cerca di occupazione. E un modo in cui aziende senza scrupoli riescono a risparmiare sul costo del personale, arruolando tirocinanti anziché dipendenti, levandosi la seccatura di dover pagare stipendi e contributi.
(tratto dalla presentazione del libro “La Repubblica degli stagisti”