Massimo Giovanardi (In Loco)
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È il tardo pomeriggio di un venerdì quando lascio il porto di Stoccolma. Sono su di una nave da crociera diretta a Tallinn, la capitale dell’Estonia. La composizione dei passeggeri è la più eterogenea in cui io mi sia mai imbattuto: alcuni stanno andando verso lo stato baltico in visita parenti; altri sembrano backpacker; altri ancora sono giovani coppie in viaggio per l’Europa. Ma una parte dei viaggiatori rimane, almeno per me, difficile da inquadrare a prima vista.
Qualche miglio dopo capisco che tra le tante attrazioni offerte dalla nave vi è anche quella di accompagnare i passeggeri lungo una sorta di “via dell’alcool”. Un percorso emozionale a forte gradazione che connette la Svezia, dove vige il monopolio degli alcolici, a varie città del mar Baltico, nella zona Euro. Sull’imbarcazione c’è un duty free abbastanza fornito che offre declinazioni di Bacco provenienti da varie nazioni del mondo. I bar e i ristoranti somministrano alchool a prezzi molto più ragionevoli che in Svezia e un mojito costa incredibilmente “solo” 6 euro. E un bicchiere tira l’altro.
Arrivati a Tallinn, la via dell’alchool continua lungo un percorso di cartelli pubblicitari che segnalano la presenza di tutti gli alchool store disponibili nei paraggi. Le commesse del primo negozio che incontro intercettano i “pellegrini”, dicendo loro che alla fine del loro giro sarebbero poi ritornati lì, perché prezzi più bassi in città non esistono. Così non è, perché molti viandanti camminano già di ritorno carichi di lattine e bottiglie.
Un evento di moda cui assisto all’interno di un centro commerciale distoglie completamente la mia attenzione, portandola sulla “via della seta”. Alcuni giovani designer sono i protagonisti di una piccola mostra e intravedo nelle loro creazioni alcuni spunti molto interessanti. Per il resto, la città appare tranquilla e laconica, con l’aria un po’ assente di chi deve ancora assorbire il forte contraccolpo di un cambiamento appena avvenuto.
Rientrati in nave, molti riempiono completamente i trolley con le provviste liquide che verranno buone per i sabati sera a venire. Non appena la nave di ritorno attracca a Stoccolma, di tutte le valigie che scattano dai blocchi di partenza provo a indovinare quali contengano liquori e quali vestiti. A giudicare dall’incedere cauto del suo proprietario, la grande valigia blu è quella più piena. Chissà come sarebbe stato, mi chiedo, approdare a Tallinn con l’aereo. Forse, la via dell’alcool non sarebbe ora una delle immagini che più mi ricordano la capitale baltica, sebbene non esista una strategia deliberata di place branding di questo tipo.
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It’s a Friday, late afternoon, when I‘m departing from Stockholm’s port. I’m on a cruise ship heading to Tallinn, the capital of Estonia. The assortment of passengers is as much heterogeneous as I have ever seen: some are going to Estonia to visit their relatives, some others seem to be backpackers; some others are young couples travelling across Europe. But a part of them remain, at least for me, difficult to size up.
Some miles later, I understand that among the various attractions offered by the ship there’s also what can be termed an “alcohol road”. A high proof experience connecting Sweden, where alcohol trade is controlled by a national monopoly, to many Baltic destinations, which are within the Euro zone. On board I notice a well equipped duty free shop, offering a great deal of alcohol-related products from all over the world. Bars and restaurants hand out drinks at a more reasonable price than in Stockholm and a mojito costs “just” 6 euros. And one glass set the ball rolling.
Upon arrival in Tallinn, the alcohol road goes on following many billboards that reveal the presence of the alcohol stores available in the area. The shop attendants of the first shop I encounter entice the “pilgrims”, warning them that, right now, they’re passing in front of the cheapest wine shop in Tallinn. That’s not the case, as a couple of people are already coming back towards the ship carrying out shopping bags full of bottles and cans.
My attention is diverted a little bit from the alcohol road towards the “silk road” by a fashion event that I walk through inside a shopping mall. Some young designers are the main characters of an exhibition that shows off their creations, displaying some interesting ideas. Apart from that, the city appears to be quiet and laconic, being lost in thought like someone who hasn’t yet absorbed a big shock caused by a recent change.
Once back on board, many people fill up their baggage with the alcohol supply that will turn out to be useful the coming Saturday. As soon the ship docks in Stockholm, passengers start guiding their suitcases towards the main exit. I try to guess which ones contain bottles and which ones clothes. Judging from the prudent way of walking displayed by his owner, that big blue suitcase seems to be the most filled one. I ask myself: who knows what it would have been like to get to Tallinn if I had taken, for example, an airplane. Perhaps, the alcohol road wouldn’t now be one of the place images that, more than others, reminds me of the Estonian capital, even in absence of any deliberate place branding effort emphasising this element.